domenica 7 gennaio 2018

La sostenibilità ambientale ed economica di LeU (Puntata 341, in onda il 9/1/18)

Buon 2018 anche da Derrick. Scrivo questa puntata dopo aver ascoltato grazie a Radio Radicale la conferenza programmatica di Liberi e Uguali del 7 gennaio a Roma.
Purtroppo mentre scrivo non è ancora online un programma, e mi baserò su quanto espresso negli interventi dai relatori dell’assemblea, tra cui Rossella Muroni (ex presidente di Legambiente), Pietro Grasso, Laura Boldrini, Pippo Civati e Annalisa Corrado.


Sostenibilità ambientale

L’impostazione di LeU sembra mettere tra i punti più importanti l’ambiente. Muroni ha parlato di introduzione di una carbon tax, di uscita dall’uso dei combustibili fossili, e Grasso di fine dei sussidi alle fonti fossili d’energia.
Del resto è proprio uno studio recente fatto proprio dall'Ufficio Valutazione del Senato, intitolato “Chi inquina paga?” e curato da Andrea Molocchi del ministero dell’Ambiente - già contributore di Derrick sul tema - ad aver nuovamente messo l’accento sulla sostanziale incoerenza tra il sistema degli incentivi economici (soprattutto fiscali) e la salvaguardia dell’ambiente.

Considerare l’importanza degli incentivi economici per ridurre impatti socialmente indesiderabili fa parte di quell’approccio all’ambientalismo che io definisco “liberale”, perché mira non a imporre tout court comportamenti, ma a rendere più corretto e completo il set di incentivi e disincentivi sulla base dei quali i soggetti decidono, anche attraverso l’introduzione di correttivi virtuosi in termini di imposte ambientali e, ancor prima, eliminando vantaggi perversi come gl’ingentissimi sconti fiscali al consumo di combustibili fossili.
Un approccio dicevo cui do il benvenuto, come fui felice quando Pippo Civati appoggiò la campagna #menoinquinomenopago di Radicali Italiani e Legambiente.


Sostenibilità economica?

Quel che mi chiedo è come ciò si concili con l’econofobia generale che emerge dagli interventi di alcuni degli esponenti di LeU. I quali, oltre a scagliarsi contro l’ormai mitico “neoliberismo” e contro la ricerca del profitto, preconizzano la fine delle politiche di sostenibilità dei bilanci pubblici e auspicano perfino la soppressione dell’obbligo di pareggio di bilancio in costituzione (obbligo peraltro già oggi costantemente eluso).

Perché vedo questa incompatibilità? Perché il senso, per esempio, di una carbon tax è proprio quello di obbligare chi usa una risorsa a contribuire all’intero costo di quella risorsa (inducendolo a consumarne meno e in secondo luogo ottenendo un gettito utilizzabile per mitigare gli effetti di quel consumo).
E se una carbon tax funziona è proprio perché gli agenti economici cercano il profitto.

Un approccio economico all’ambiente parte proprio dal presupposto che le risorse non sono infinite, e che occorre tener conto di quante se ne sottraggono agli altri e alle future generazioni. Fregarsene del pareggio di bilancio, soprattutto quando lo si fa per finanziare la spesa corrente, è invece l’esatto opposto: significa fregarsene dei più giovani e dei posteri, vivendo sistematicamente alle spalle proprio di coloro che LeU dice di voler difendere.
Se è vero che il suolo perso, per esempio, è poi pressoché irrecuperabile, è anche vero che chi si trova un debito sulle spalle causato da spesa corrente di generazioni precedenti non può rivalersi.


La falsa soluzione di inflazione o default

Si potrebbe contrapporre che ignorare il debito significa semplicemente ignorare i diritti dei creditori, e che un’iperinflazione o addirittura un default permetteranno di ridurre o azzerare il problema. Come dire che il debito non è un problema, a patto di fregare la classe media di italiani che perlopiù l’hanno finanziato. Si tratta, di nuovo, di un approccio endemicamente iniquo (su questo, un utilissimo testo divulgativo è “Il macigno” di Carlo Cottarelli - Feltrinelli, 2016).

Insomma: benvenuto ambientalismo moderno di LeU. Spero il dibattito interno a questo movimento porti anche ad acquisire la stessa attenzione alla sostenibilità dell’economia in generale, occupandosi di distribuzione equa di tutte le risorse, superando la fandonia – nel migliore dei casi ingenua – che basti non guardare i conti per moltiplicare le risorse.


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4 commenti:

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  2. Condivido! Ho appena scritto su Facebook “L’Italia avrebbe bisogno come il pane di una sinistra che proponga una politica redistributiva e di sviluppo non a deficit ma reperendo le risorse di bilancio tra le poste dell’attuale spesa pubblica, con l’obiettIvo magari di contrarla sia pure progressivamente”. Elvio

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  3. Grazie Elvio. Ecco il link al tuo post:
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  4. Interesting post, I enjoyed read this.

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