martedì 6 novembre 2012

La speculazione - Parte 2 - D137

Eccoci a Derrick speciale economia, seconda puntata a chiederci cos'è la speculazione. (La prima è qui).

Qualche settimana fa [ottobre 2012] un commissario dell'Autorità per l'Energia Elettrica veniva audito dalla X commissione del Senato, e si sentiva rivolgere l'auspicio che i sussidi alle fonti rinnovabili d'energia vengano in futuro attribuiti meno a operatori speculativi, e più a auto produttori, cioè produttori-consumatori.

Quesito: se ottengo un sussidio per pescare, sono più speculatore se rivendo il pesce piuttosto che se lo uso nel mio ristorante?

Nella posizione del relatore del Senato, e di tanti, è implicita la risposta affermativa.

Estremizzo un po', ma io ho l'impressione che chi se la prende con la cosiddetta speculazione, talvolta ce l'abbia di fatto con la moneta, cioè con la ricchezza non direttamente espressa in disponibilità di beni concreti. O meglio: l'interesse per la ricchezza diventa speculativo nel momento in cui questa ricchezza transita sui mercati. Il che implica una sorta di amore per la disintermediazione che, se ci fate caso, è anche tipico delle filiere cosiddette eque e solidali.

Anche l'avversione per la finanza forse nasce da idiosincrasie simili. Un indicatore che di solito viene usato per riferirsi alla crescita abnorme della finanza rispetto alla cosiddetta "economia reale" è che le transazioni in derivati tendono a essere in alcuni settori multiple rispetto a quelle sui beni o sui contratti sottesi.
L'esplosione della cosiddetta economia di carta: fenomeno incontrovertibile. Così come è reale la crescita del trading ad alta velocità, cioè di transazioni sui mercati finanziari fatte in modo automatico e con posizioni che si aprono e chiudono in tempi e con margini minuscoli, ma con frequenze e volumi elevati.

Quello del trading automatico, sulla base di protocolli computerizzati, è un fenomeno che per molti autorevoli osservatori può comportare problemi. Da un lato in termini di stabilità dei mercati, perché i protocolli automatici talvolta reagiscono in modo uniforme ai movimenti di prezzo e possono quindi generare eccessi di reazione tutti nella stessa direzione. Fino a effetti come il cosiddetto flash crash della borsa di New York, che il 6 maggio 2010 perse in un istante il 9% per poi riguadagnarlo (ma con effetti distributivi probabilmente forti).
Dall'altro lato gli strumenti del trading automatico danno un vantaggio strutturale ai trader professionisti rispetto a chi invece usa i mercati solo per modificare il proprio portafoglio in modo stabile, come per esempio i cosiddetti cassettisti azionari o in generale i risparmiatori.

Ho nominato i derivati, oggetti di solito esecrati quanto misconosciuti dai non tecnici, e bisognerà senz'altro tornarci la prossima volta. Anche Guido Rossi, che già l'altra volta abbiamo citato come avversario della "speculazione", naturalmente ce l'ha anche coi derivati, e ha scritto sul Sole 24 Ore che i derivati son diventati da strumenti di copertura del rischio a scommesse da casinò.

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